MAUSOLEO DI AGATOCLE?

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HotelHotel Panorama, locus sepolturae

Grazie a recenti opere di ristrutturazione dell’Hotel Panorama, ubicato nella via Grotticelle, oggi è stato reso fruibile un locus sepolturae che venne scoperto nel 1957 durante i lavori per l’allora costruendo albergo. L’archeologo Vinicio Gentili mise in luce, dopo la rimozione di uno strato terroso di poco più di mezzo metro, una platea formata da blocchi di pietra calcarea di m 9,05 x m 8,45. Nella zona centrale due blocchi legati fra loro da grappe metalliche ed impermeabilizzati con opus signinum furono oggetto di ulteriore indagine: dopo la loro rimozione apparve una fossa scavata nella roccia (m 1,20 x m 0,70 e profonda m 0,50) entro la quale erano posizionate, l’una accanto all’altra, due urne cinerarie a cassetta di piombo con coperchio. La prima considerazione fu che la fossa, nell’originaria situazione, rimaneva nascosta sotto le fondamenta di un monumento il cui elevato era andato perduto e di cui la platea rinvenuta rappresentava l’ampio basamento. All’interno dell’urna più piccola, oltre alle ossa combuste, furono trovati frammenti fittili e resti di laminette, forse applicazioni della kline (letto funebre) che veniva posata sulla pira. Nell’urna di maggiori dimensioni, rettangolare, oltre alle ceneri, furono ritrovati, invece, due anelli d’oro di diversa grandezza, attualmente esposti nel Museo Archeologico Paolo Orsi (settore D, vetrina 319). L’anello più grande è d’oro massiccio con rubino nel castone sul quale sono incisi due pesci che nuotano verso sinistra, le cui squame sono rese con grande verosimiglianza e plasticità. Si tratta di un capolavoro di oreficeria, forse un sigillo, e il suo scopritore definì il suo artefice, il glyphèus (l’incisore) dei pesci. Il più piccolo è di oro laminato e reca nel castone ovale una corniola con la faccia a vista piatta incisa con una testa virile volta a sinistra, i capelli cinti da diadema, rialzato al sommo del capo; una sorta di scettro in posizione obliqua è posizionato dietro il collo. In base al confronto con numerosi tipi monetali con ritratti di sovrani ellenistici (ad esempio di Alessandro Magno), la nostra testa sembrerebbe proprio quella di un dinasta e, dal momento che non vi si ravvisa nessuno dei monarchi del mondo ellenistico, Vinicio Gentili ritenne che rappresentasse un re di Siracusa. L’identikit venne risolto grazie alla datazione dell’anello - fine IV / prima metà III secolo a. C.-, che ben si addice a quel re il quale, come ci riferisce Diodoro, per primo assunse il titolo di basileus (re) a Siracusa: Agatocle ( regna dal 316 al 289 a. C.). Questa attribuzione sembra molto più vicina al vero di quella riferita ad Archimede, sostenuta da S. Ciancio nel 1965: se dobbiamo prestar fede alle parole di Cicerone, la tomba dell’illustre scienziato doveva essere improntata a grande semplicità. Il nostro sepolcro, invece, doveva configurarsi come un vero e proprio mausoleo ellenistico con solido basamento e uno sviluppo notevole sopra terra, grandioso segnacolo della tomba lungo la strada che, puntando a Nord, terminava all’ Hexapylon (scala Greca), come testimoniano le tracce di carraie ad esso vicine. Ai resti di un recinto fanno poi pensare alcuni buchi nella roccia per incassi lungo il margine della strada stessa. Se da un lato il nostro monumento trova confronti nella più tarda, ma più piccola, tomba di Terone ad Agrigento, dall’altro, meglio si potrebbe paragonare al famoso Mausoleo di Alicarnasso, una delle sette meraviglie del mondo. La grandiosità architettonica, unitamente alla decorazione scultorea di cui si sono trovati elementi, ci consente di qualificare il monumento come uno dei più rappresentativi della Siracusa ellenistica fortemente permeata da influenze orientali.