PALAZZO DEL SENATO

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Il primo Palazzo di Città di Siracusa venne istituito nell’antica sede quattrocentesca della Camera del Consiglio Reginale ubicata nell’omonima via, ma di essa restano soltano il bel portale con conci disposti a ventaglio sormontato dall’altorilievo con San Michele e il drago e un arco ogivale nella parte vestibolare. Nel 1629 il sindaco Pietro Pericolati si fece sostenitore del progetto di per una domus nova in loco… magis opportuno et nobiliori al Senato, perché quella esistente venne ritenuta parva et pessimae conditionis, come risulta dagli atti del notaio Giacomo Masò. La vecchia Camera Reginale venne alienata il 23 marzo dello stesso anno ed acquistata da un certo Luciano Battaglia al prezzo di sole 306.2.15 onze. Per la nuova sede venne scelta la prestigiosa piazza del Duomo e, per la sua realizzazione, si procedette all’espropriazione di alcune casupole ubicate nell’angolo Nord-Est di proprietà della chiesa. Il progetto architettonico venne affidato a Giovanni Vermexio e l’appalto –bandito il 7 gennaio 1629 – venne aggiudicato al fratello Francesco: sovrintendeva ai lavori una specie di Consiglio di Fabbrica. Il cantiere si chiuse nel 1633, come ancora si legge nella lapide marmorea collocata al di sopra del balcone lungo il prospetto principale. Portata a compimento la parte architettonica, venne affidato l’apparato scultoreo a Gregorio Tedeschi: una grande aquila reale, le armi di città e sette statue dei reali di Spagna da posizionare nelle nicchie lungo il prospetto; queste ultime non vennero realizzate a causa della prematura scomparsa dello scultore. Le gravi spese sostenute dal Senato per sanare le conseguenze della carestia del 1636, non permisero di completare i lavori del complesso decorativo e si attese solo ai lavori d’urgenza. Ma il Palazzo di Città fece preoccupare notevolmente gli amministratori della metà del 1600 perché cominciò a risentire di gravi lesioni e li damnusi apparvero compromessi dal punto di vista statico. Alla morte di Giovanni Vermexio (1648) i lavori di consolidamento vennero affidati a Giuseppe Guido e completati nel 1663. image Paradossalmente il sisma del 1693 non recò danni alla costruzione. Ricorda Giuseppe Agnello (1959) che “l’inopportuna costruzione postuma di un piano ammezzato superiore” avvenuta nel XIX secolo, aveva compromesso maggiormente la statica dell’edificio. Da un punto di vista architettonico, pur essendo frutto della nuova corrente barocca, il Palazzo risente ancora della compostezza e linearità della tradizione rinascimentale. L’autore indugia in motivi classicheggianti e la scuola del Vignola emerge non solo nell’impiego del bugnato, ma anche nei lavori d’intaglio decorativo (trofei, scudi, loriche, elmi). Nel secondo ordine, il cui passaggio è segnato dalla balconata unica, emerge una più vivace ed animata trattazione delle superfici e l’apparato decorativo con festoni, ghirlande e maschere rivela l’ispirazione barocca che si esprime anche lungo il prospetto Sud con figure, festoni, mascheroni, genietti, puttini, animali. A concludere la resa plastica del monumento il suo autore, accettando il nomignolo a lui attribuito nell’ambito popolare siracusano (in spagnolo vermexio, che vuol dire vermiglio, venne trasformato in verme e poi ancora in lucertola, forse anche con riferimento all’aspetto fisico dell’architetto), apporrà nell’angolo Nord-Ovest della cimasa il noto motivo-firma della lucertola, riscontrabile in altri monumenti vermexiani. Il Palazzo di Città è attualmente oggetto di restauro nei due prospetti. Auspichiamo non solo la sollecita ultimazione dei lavori, ma anche un progetto che possa rendere fruibile tutto ciò che esso racchiude, dal momento che la sua veste barocca nasconde nel seminterrato testimonianze decisamente più antiche generalmente riscontrabili nel sottosuolo dell’intero centro storico di Ortigia , che possono visivamente far cogliere al visitatore lo straordinario valore storico e archeologico del sito: dai resti di una capanna della media età del bronzo (XIV sec. a.C.) relativa al villaggio preistorico dei Siculi, alle fondazioni del Tempio ionico del VI sec.a.C A buon diritto tutti i Primi Cittadini di Siracusa possono aver detto: - Ho un tempio sotto la Casa! Del tempio ionico sono poi visibili numerosi reperti (frammenti di rocchi di colonne e capitelli), nel piccolo antiquarium ubicato nell’androne, che viene per il momento aperto al pubblico solo in occasioni particolari. Gradevole visione per chi si accinge alla visita del complesso è la settecentesca Carrozza del Senato che fa bella mostra di se in fondo all’androne del Palazzo di Città e che farebbe invidia ai migliori musei del mondo!