TORRE PIZZUTA |
Torre della Pizzuta, vista da ovest.La torre è ubicata lungo la via Luigi Maria Monti. Fu, per qualche tempo, dimora del famoso letterato Tommaso Gargallo, il quale vi si ritirava sul finire del XVIII secolo, per condurre i suoi studi in tutta serenità.
La zona nord della città di Siracusa, che si estende fra la Scala Greca e il Villaggio Miano, prende il nome di contrada Pizzuta (toponimo derivante, forse, da coltivazioni della mandorla pizzuta), precedentemente detta Teracati. Zona che un tempo faceva parte dell’agro siracusano con tutte le caratteristiche rurali ad esso connesse, con preesistenze datate sin del periodo greco, essa è stata, nell’arco di pochi anni, totalmente stravolta per la totale urbanizzazione che ha visto sorgere costruzioni relative a moduli abitativi privati e di cooperativa. Essa racchiude ancora tracce di questo paesaggio agrario. Percorrendo la via Luigi Maria Monti da sud, proprio in prossimità dell’incrocio con la via Lo Surdo (ad est) , si può osservare una masseria in stato di semi abbandono. Ad una osservazione attenta, apparirà evidente che il caseggiato rurale ha inglobato una torre che dichiara la sua inequivocabile connotazione, svettando con le sue merlature del piano terrazzato, ma aggredita da piante grasse lungo le murature. Si tratta della cinquecentesca cosiddetta Torre della Pizzuta! Essa è a pianta quadrata ed è realizzata in opus incertum (con pietrame di varie dimensioni), con uno spessore murario di cm 87 e superfici intonacate; i cantonali sono rinforzati con conci in pietra calcarea. torre pizzutaOrientata ad Est, la torre presenta il prospetto principale con porta unica sovrastata da un balcone supportato da possenti mensoloni in pietra calcarea con profilo ricurvo, che trovano riscontro in numerose strutture militari già quattrocentesche. Le finestre immettevano luce all’interno che risulta composto di due piani. Il piano terra (alterato da muri di tramezzo successivi), è coperto con volta a botte; una scala a tre rampe lo collega con il piano superiore. Per le sue caratteristiche strutturali e per la sua ubicazione a parecchi chilometri dalla costa, ma che era originariamente visibile, può ritenersi una torre segnaletica, con funzione di avvistamento come la Torre di Bosco Minniti (vedi Il cammino, 27-I- 2007, pag.3) con la quale si doveva porre in collegamento visivo, come pure con la Torre di Magnisi e con quella del Fico: grazie a questo sistema, tutto il tratto di costa dal capo Santa Panagia alla penisola di Magnisi era perfettamente controllabile. Sappiamo che dalla fine del 1700 sino al 1940 la masseria diventò proprietà della nobile famiglia dei Gargallo, che operò lavori di consolidamento statico nella torre. Ci sorprende trovare il ricordo della torre nelle memorie autobiografiche del famoso letterato Tommaso Gargallo il quale, come egli stesso ci riferisce, vi si ritirò da giovane, per qualche tempo, per potersi dedicare ai suoi studi filologici in piena serenità. Tommaso Gargallo, definendola antica, ci informa che “la torre era mezzo diroccata e ne trasse il partito di ridurla ad un casinetto da potervi adagiare con soli due famigliari che lo servivano e colà gran parte dell’anno si tratteneva coi suoi libri” (Memorie autobiografiche, in Opere edite ed inedite I, 1923). Basterebbe questa sola memoria per far resuscitare dall’incuria un manufatto che, nato con scopo prettamente militare, per i suoi successivi adattamenti può raccontarci una storia ben più articolata della nostra città che, ancora una volta esprime la sua enorme valenza architettonica e culturale.