LA CATTEDRALE |
Il cuore del centro storico di Siracusa, rappresentato dalla piazza Duomo in Ortigia, estrinseca in quasi tutti gli edifici che l’attorniano, lo stile barocco sia precedente che successivo al noto evento sismico del gennaio del 1693 che colpì la Sicilia Sud-Orientale. La piazza, simbolo del potere del tempo, sia civile che religioso, nella facciata della cattedrale mostra lo stile barocco nella sua veste più grandiosa a Siracusa. Il prospetto sostituì il precedente, crollato per il terremoto del 1693. Il progetto è attribuito all’architetto palermitano Andrea Palma (1644-1730); nel cantiere, che si articola in tempi abbastanza lunghi - dal 1728 al 1754 - chiudendosi 24 anni dopo la morte del progettista, lavorarono i maestri Giovan Battista Alminara e Giuseppe Ferrara nonché Pompeo Picherali, come testimoniato da prove documentarie. Esso si articola in due ordini sovrapposti segnati in orizzontale dalla linea dell’architrave e dal frontone realizzati con andamento spezzato; due ordini di colonne libere sormontate da capitelli corinzi movimentano la superficie liscia retrostante creando un gioco chiaroscurale di notevole effetto. La decorazione scultorea si compone dell’aquila reale con l’arme dei Borbone di Sicilia corredata superiormente da cartiglio, di elementi fitomorfi, di puttini e delle statue in pietra calcarea, opere di Ignazio Marabitti (1752). Esse rappresentano: in alto a destra Santa Lucia, vergine e martire siracusana; al centro in una nicchia la Madonna (alla quale è dedicata la cattedrale); in alto a sinistra San Marciano, protovescovo di Siracusa. Ai lati della scala, che è moderna, San Paolo e San Pietro, che sottolineano la vocazione apostolica della città. Scegliendo come punto di osservazione l’area tra il palazzo del Senato e il palazzo Beneventano del Bosco si ammira la facciata del Duomo nella sua pienezza volumetrica che si estende in profondità dal cantonale e nella sua marcata caratterizzazione barocca: vera e propria scaena frons alla piazza che è, nella forma e nel significato, essa stessa teatro. Ma basta spostarsi di pochi metri verso la cattedrale per notare subito la diversità stilistica del lato Nord lungo la via Minerva. Ed è questo netto contrasto che il visitatore, che giunga a Siracusa per la prima volta, coglie nei suoi particolari e nella sua unicità. Annegate, ma non totalmente, nel muro Nord si vedono delle colonne con capitelli dorici che poggiano su una base a tre gradini che sporge dalla muratura stessa e che, anzi, sembra sostenerla. Alzando lo sguardo si intravedono, ove sono caduti gli intonaci, alcuni triglifi incorporati nella merlatura normanna. Anche all’occhio meno esperto appare subito evidente che la struttura, quasi mimetizzata da muri tardivi, lascia pensare a qualcosa di insolito e sicuramente molto più antico rispetto alla facciata settecentesca. La cattedrale, monumento straordinariamente complesso, è stata costruita sopra un tempio greco: un tempio dedicato alla dea della guerra: Atena! Visitando il suo interno si potrà meglio scoprire ogni sua parte. Entriamo, attraversando la porta a sinistra della facciata, nella parte vestibolare caratterizzata da un ulteriore prospetto (sulla cui linea forse si impostava la facciata più antica) con tre aperture speculari alle precedenti. Due splendide colonne tortili enfatizzano il portale centrale. Dalla porta a sinistra ci troviamo direttamente nella navata laterale corrispondente. Dal fasto barocco alla semplicità di questa navata che nella penombra ci mostra le colonne del tempio greco che, rispetto all’esterno, fuoriescono dalla muratura per una volumetria maggiore. Superato lo stupore e la curiosità ci si può accomodare sui banchi posti nella navata centrale: possiamo affermare di essere, sì, dentro una chiesa, la più importante della città, ma nel contempo dentro il naòs (cella) di un tempio greco, quello di Atena! Questo tempio fu fatto costruire dal tiranno Gelone della famiglia dei Dinomenidi, il quale, vincitore sui cartaginesi nella famosa battaglia di Imera (nei pressi dell’attuale Termini Imerese) del 480 a.C., tornò a Siracusa nello stesso anno e col bottino di guerra fece costruire questo tempio a memoria della vittoria dedicandolo ad Atena (il cantiere durò dieci anni soltanto: nel 470 a.C. la struttura templare era già terminata). Il tempio di ordine dorico, orientato Est-Ovest, era periptero (=con le colonne intorno), esastilo (=con 6 colonne sulla fronte), con un prònaos (=parte antistante il naòs o cella) fornito di 2 colonne, con la cella senza colonnato interno, ed un opistòdomos (=stanzetta dietro la cella utilizzata come deposito votivo); 14 le colonne sui lati lunghi. Se guardiamo a destra e a sinistra ritroviamo le colonne superstiti della peristasi laterale. Nella navata laterale sinistra alcune delle colonne non sono più in asse e si evidenzia la loro composizione in 3 tamburi o rocchi (questa parte ha subito lo spostamento del colonnato a causa del terremoto del 1542). Le due colonne che oggi enfatizzano e bloccano i lati del portale erano quelle pertinenti all’opistòdomos. Se non fosse stato abbattuto il muro corto della cella, dall’interno della chiesa non le potremmo vedere. Il tempio della dea Atena era stato costruito con la pietra calcarea intonacata, ma aveva tegole di marmo a rivestimento del tetto a doppio spiovente, che si impostava un concio sopra l’iscrizione latina che corre sopra il muro interno della cella. La cornice esterna era decorata dalle straordinarie gronde marmoree a testa leonina (172 gronde; 86 su ogni lato lungo). La pregiata qualità sia del marmo greco che la quantità e lo stile delle grondaie, che è ionico, doveva sopperire alla mancanza della decorazione nelle metope. La serie degli archi che delimita la navata centrale è stata tagliata lungo il muro originale della cella del tempio: è essa stessa struttura greca, originariamente muro chiuso. Nel periodo bizantino (tra il VI e il VII secolo), grazie all’editto di Teodosio che autorizzava i cristiani ad edificare sopra strutture pagane, il tempio della dea della guerra fu trasformato in basilica cristiana. Simbolicamente l’edificazione di una struttura chiesastica sopra una pagana rappresentava la cancellazione del paganesimo stesso e la superiorità della nuova religione, ma da un punto di vista pratico i cristiani trovarono a loro disposizione una struttura possente, le cui sostruzioni a vespaio, profonde 3 metri, erano garanzia di solidità. La trasformazione fu dettata dalla inversa funzione che la chiesa assolve rispetto al tempio: la prima accoglie i fedeli i quali assistono al sacrificio simbolico sull’altare, il secondo è solo la casa della divinità e i riti vengono officiati all’esterno. Bastò invertire l’orientazione (l’altare fu posto ad Est e la facciata ad Ovest), chiudere con muri gli intercolumni e aprire dei varchi lungo il muro chiuso della cella; furono abbattuti i muri corti della cella stessa e numerose colonne: e il tempio divenne chiesa, poi cattedrale di Siracusa, edificio emblematico dell’importanza apostolica della città. Della fase bizantina rimane l’abside che chiude la navata laterale sinistra e che lascia supporre una strutturazione a tricora. A tal riguardo di questa fase è prova l’iscrizione che corre lungo il muro della navata centrale: Ecclesia Syracusana prima Divi Petri filia et prima post antiochenam Cristo dicata ( La Chiesa siracusana prima figlia del divino Pietro e la prima dopo quella di Antiochia dedicata a Cristo). Negli Atti degli Apostoli (Luca, XXVIII, 12) , si legge che San Paolo passò e sostò a Siracusa per tre giorni nel 61. Senza dar troppo credito alla tradizione popolare che attribuisce all’apostolo la predicazione e la fondazione della chiesa siracusana, si ritiene che il passaggio di San Paolo può aver rappresentato la scintilla che molto più tardi diede vita alla nascita di una fra le più importanti comunità cristiane d’occidente. Dopo il periodo bizantino, sappiamo che Siracusa cadde sotto il dominio arabo (878: anno della presa della città) e si ha notizia che la basilica, oltre ad essere saccheggiata, fu riutilizzata come moschea. Dopo gli arabi, Siracusa passa ai Normanni (XI-XII secolo): grandi costruttori di chiese, apportarono modifiche al nucleo chiesastico elevando, ad esempio, il muro della cella del tempio e impostando le finestre (appartengono allo stesso periodo le monofore lungo il muro Nord e i mosaici visibili nella cappella del Battistero, che probabilmente decoravano la parte della tribuna). Seguendo il criterio cronologico possiamo ricordare l’esistenza di un’architrave trecentesca con dipinture (esposta nella Galleria Bellomo), probabilmente pertinente al soffitto ligneo. Nel 1444 viene realizzato, per volere del vescovo Ruggero Bellomo, lo splendido pavimento con il riutilizzo di marmi despoliati da monumenti classici (forse colonne del foro romano). Il pregevole soffitto ligneo a travatura scoperta, ripartito in lacunari, le cui capriate poggiano su mensoloni e la cui trave centrale reca gli stemmi delle più nobili famiglie siracusane, è datato al XVI secolo, ma potrebbe essere rifacimento di quello precedente. Prima del terremoto del 1693, su commissione del vescovo Giovanni Torres, si abbatterono i muri bizantini che chiudevano 3 intercolumni del tempio lungo la navata laterale destra e, al di là della peristasi templare, venne realizzata la cappella che prende nome dal committente. Ai Vermexio, Andrea e Giovanni si devono rispettivamente il progetto e la realizzazione (1619-1649): vi lavorarono pittori ed architetti di fama come Agostino Scilla, al quale si devono gli affreschi della volta e Luigi Vanvitelli, autore del ciborio. L’edificazione di questa cappella rappresenta il primo ampliamento della cattedrale che poteva avvenire solo lungo il lato Sud, dal momento che a Nord si era vincolati dall’esistenza della strada. Al 1692 si data la progettazione e la realizzazione della cappella del Crocefisso costruita demolendo l’ abside bizantina della navata laterale destra. Ma l’anno dopo avviene il terremoto! Crolla larga parte della facciata (forse già di fase normanna) ed altri danni si verificano all’interno. Dalle macerie il Duomo rinasce ampliato sia per numero di cappelle (cappella del Battistero, di Santa Lucia) che per la grandiosità della parte absidale che vede l’imposta di un pavimento marmoreo (attualmente in restauro), l’enfatizzazione in stile barocco di ogni suo elemento con stucchi e dorature e, come mensa d’altare, la riutilizzazione di un enorme blocco della trabeazione del tempio crollato durante il sisma. Luciano Alì sarà l’autore del rifacimento della cupola (1771). Trionfa l’aspetto scenografico dell’altare che accentra, come vuole l’arte barocca, l’attenzione del fedele. Degno di nota il fatto che, su progetto di Pompeo Picherali, l’interno della cattedrale, intorno al 1742, verrà ricoperto da decori a stucchi: anche le colonne del tempio di Atena e il muro della cella verranno totalmente obliterati dagli stucchi. Questo significa che sino al cantiere di restauro completatosi nel 1927, entrando nel Duomo ci si sarebbe trovati all’interno di una tipica chiesa barocca ricca di stucchi ed altari che si susseguivano nelle navate. Se meritevole appare l’intervento di ripulitura della struttura templare, ci si rammarica che esso abbia totalmente cancellato questa fase della storia della chiesa della quale, pur non essendo all’epoca noto l’autore, si sarebbe potuto lasciare qualche lembo (S.L. Agnello, Arch. Stor. Sic., serie III, vol.V, 1953). Opere ottocentesche sono, ad esempio, le acquasantiere e l’artistica grata in ferro battuto del 1809, che chiude la cappella Torres, opera del fabbro catanese Domenico Ruggeri (data e nome sono incisi nella zona centrale della chiusura vicino al lucchetto). Appartengono al XX secolo gli amboni marmorei e i lampadari (il più grande opera di G. Prazio). Moderni (1926) sono il soffitto a cassettoni sopra la tribuna, opera di Carmelo Minniti, la scala esterna (1918) e la cella campanaria (1925). Questa sintetica esposizione può dare l’idea dello straordinario valore documentario che possiede la cattedrale di Siracusa. Dal tempio greco di Atena al soffitto moderno! Dai greci a noi! è un arco di tempo incredibilmente lungo, comprensibile anche durante una breve visita guidata. Tutte le dominazioni che hanno interessato Siracusa hanno lasciato un elemento materiale o documentario che riguarda la cattedrale. Si può dire che senza soluzione di continuità la chiesa ci racconta la storia della città, ma riflettendoci, ci racconta la stessa storia della Sicilia! Di quest’isola che, posta com’è al centro del Mediterraneo, straordinariamente varia e ricca, fu terra di conquista e di contrasti, terra oggetto di controversi giudizi, ma desiderata da tutti i popoli, terra di sali e di suli, crogiuolo di civiltà fra le più diverse. La cattedrale di Siracusa è il “libro di pietra della Sicilia”, il cui ricordo ogni visitatore potrà portare con sé come summa del suo viaggio in Sicilia e che ogni siracusano dovrebbe amare di più e sapervi trovare gli innumerevoli spunti per approfondire la storia straordinaria ed unica della propria terra per riappropriarsi di questo immenso patrimonio storico, civile ed artistico da custodire e tramandare ai posteri.